Bufera privacy su Google Maps. E a Genova c’è già chi si è ritrovato
Di storie di risarcimenti legati a fotografie “inopportune”, le aule dei tribunali ne hanno viste passare parecchie: c’è il giornale che deve risarcire quell’innocuo passante indicato nella didascalia come «l’assassino all’uscita dal tribunale»; c’è la rivista costretta a pagare perché ha pubblicato l’immagine di una piazza gremita di gente in cui si vede un uomo abbracciato a una donna che non è la moglie, con ovvie conseguenze sulla loro vita coniugale.
A ripensarci, con un po’ più di “intraprendenza giuridica”, chissà, anche la storia raccontata in queste righe sarebbe potuta finire davanti a un giudice. Il motivo è che un lettore del Secolo XIX ci ha segnalato di essersi visto, suo malgrado, protagonista di un’immagine diffusa su Internet. Secondo quanto ci ha raccontato, tutto è successo quando, per pura curiosità, ha voluto fare una “passeggiata virtuale” per le vie di Genova, nel giorno del debutto del servizio Street View di Google Maps, che ricostruisce strade e piazze delle principali città del mondo attraverso immagini scattate con un raffinato macchinario. Una sorta di Tuttocittà tridimensionale, per intenderci.
Non sapendo da dove incominciare, è partito dal centro, puntando dritto su via Cesarea e poi svoltando a sinistra in via Venti Settembre. A quel punto, la sorpresa: sullo schermo del computer, fermo in macchina a un semaforo a poche centinaia di metri dal ponte Monumentale… c’era lui (come si vede, qui sotto, nell’immagine che ci ha spedito)!
Come detto, chissà: un avvocato avrebbe potuto vedere in questo gli estremi per una qualche violazione della privacy (con Street View, Google sta effettivamente avendo qualche problema in questo senso). Non lo sapremo mai: questa storia non è finita – e a quanto pare non finirà – davanti a un giudice. Per due ragioni, secondo quanto ci è stato spiegato. Intanto, perché a fianco del nostro lettore, sul sedile del passeggero, in macchina non c’è nessuno, nessuna compagnia imbarazzante o compromettente, niente di niente: sua moglie, insomma, non deve preoccuparsi, la loro pax domestica è salva. Soprattutto, perché il nostro lettore non è al 100% certo di essere lui, quello immortalato in via Venti: la targa dell’auto è cancellata e il viso è troppo sgranato per essere riconoscibile. Certo, come precisa anche lui, la sua Skoda Octavia non è una macchina molto diffusa; certo, la versione berlina è molto più rara della station wagon; certo, non sono molti quelli che l’hanno scelta di colore verde, ma, onestamente, la mano sul fuoco non ce la si potrebbe mettere. Chiaramente, un buon avvocato potrebbe mettere in piedi una causa, ma altrettanto chiaramente un giudice capace smonterebbe il castello di accuse in poco tempo.
Alla fine, insomma, di una clamorosa causa contro il colosso Google, dell’eventuale risarcimento milionario su cui un po’ lui ammette di avere fantasticato, neanche a parlare. Quel che resta di questa storia è la foto, la stessa che il lettore racconta di avere messo sulla scrivania per farsi bello con i colleghi: «Hai visto? Quello su Google Maps sono io»!
da il secoloxix.it